Marco Cadioli fotoreporter di Second Life
















“La maggior parte di noi considera internet come un media. Non è così. Internet è uno spazio. Un altro spazio.” Mi racconta Marco Cadioli che quando ha iniziato a lavorare come fotografo in SecondLife.com c’erano 25.000 utenti, mentre oggi siamo a 3 milioni di avatar registrati.
L’entrata in questa realtà di colossi come BBC, Reuters e Wired – che hanno edificato le loro rispettive sedi virtuali - è stato il segnale che questo nuovo mondo ha enormi possibilità in termini di espansione economica.
“Gli edifici Virtuali sono costruiti con estrema cura ed attenzione – aggiunge Cadioli - e la richiesta è talmente elevata e qualificata che sono nati studi di architettura 3d come quello di Aimee Weber che lavorano unicamente su Second Life”.
Sul sito di Aimee Weber - www.aimeeweber.com - si possono vedere i suoi ultimi progetti, come il gigantesco shopping center Midnight City, il Campus universitario LearnLand realizzato per il Learning Consortium, oppure la realizzazione virtuale del The New Globe Teather di New York.

Cadioli fotografa mondi virtuali dal 2003. Le sue prime fotografie documentano scenari di guerra agghiaccianti. Sono foto in bianco e nero di spiagge deserte divise in due da reti di filo spinato, corpi senza vita abbandonati sul selciato, soldati che si inseguono in città bombardate.
“Sono entrato in un campo di guerra per la prima volta scortato da un giocatore. In questo modo non venivo ucciso subito da altri giocatori e ho potuto raggiungere gli angoli più remoti di questo mondo.” Le guerre di cui parla Cadioli accadono nei videogiochi on line: Quake III, Enemy Territory, Counter Strike.
Nel suo sito internet – www.internetlandscape.it – è pubblicato un Manifesto che illustra la sua Teoria: ”Internet è definitivamente uno spazio, un’ altra possibile realtà che si sta velocemente urbanizzando. Internet è uno dei luoghi dove passiamo la nostra vita. Fotografare la rete vuol, dire guardarla, osservarla fenomenologicamente con uno sguardo aperto. Inquadrare parti della realtà oltre lo schermo e fermarle in un istante definito. E’ necessario viaggiare per appropriarci di questo territorio”.
Mi viene in mente una frase di Foucault tratta dal saggio Spazi Altri, I luoghi delle eterotopie: “[ …] dopotutto, che la nave è un frammento galleggiante di spazio, un luogo senza luogo, che vive per se stesso, che si autodelinea e che è abbandonato, nello stesso tempo,all'infinito del mare e che, di porto in porto, di costa in costa, da case chiuse a case chiuse, si spinge fino alle colonie per cercare ciò che esse nascondono di più prezioso nel loro giardino, comprenderete il motivo per cui la nave è stata per la nostra civiltà, dal XVI secolo ai nostri giorni, non solo il più grande strumento di sviluppo economico (non è di questo che intendo occuparmi adesso), ma anche il più grande serbatoio di immaginazione. La nave è l'eterotopia per eccellenza. Nelle civiltà senza navi, i sogni si inaridiscono, lo spionaggio sostituisce l'avventura e la polizia i corsari.”
L’eterotopia contemporanea per eccellenza è internet, il frammento galleggiante che ci accompagna di porto in porto a scoprire giardini segreti: attraverso i mondi 3d, le chat, i forum, le mail, ogni giorno milioni di informazioni girano per il mondo, portano con se transazioni commerciali, prodotti digitali, immagini di terre lontane, storie d’amore, nuove amicizie.